Pic-nic fantastici e dove farli

L’estate ormai è arrivata e con lei la voglia di trascorrere le giornate all’aperto. Visto che prendersi del tempo libero e stare all’aria aperta sono dei veri e propri boost alla creatività, perché non approfittarne per organizzare pic-nic e scampagnate con amici e famigliari?

Dove fare un pic-nic da sogno

National Geographic ha addirittura pensato di stilare una lista dei migliori luoghi al mondo in cui fermarsi per un pic-nic: dalle Ande fino alla foresta neozelandese, non mancano gli spunti. Per chi, però, non potesse saltare sul primo volo per gli antipodi, c’è anche una location italiana: i Giardini di Villa Borghese a Roma.

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Definiti il luogo più comodo per una fuga dal rumore e dal traffico, i Giardini, infatti, godono di una posizione perfetta: vicini al centro città, ma ugualmente silenziosi e romantici. National Geographic consiglia anche di mettere nel cestino una bottiglia di vino bianco, olive e salumi. E di raggiungerli dalla scalinata di Monti.

Cosa portare per un pic-nic

Almeno una volta nella vita tutti ci meritiamo almeno un pic-nic in almeno una delle location suggerite dalla famosa rivista, ma anche chi non può andare a Roma (o in California) questo weekend si merita una giornata all’aperto per divertirsi e ricaricarsi in vista degli ultimi giorni in ufficio.

Qualsiasi sia la meta, gli ingredienti per un pic-nic perfetto sono: una coperta da stendere a terra, qualcosa di fresco da bere e un pranzetto sfizioso da mangiare con le mani o comunque con il minor sforzo possibile. Invitare i propri cari, amici o famigliari che siano, per trascorrere una giornata insieme. Infine, è un’ottima idea portare con sé anche qualche passatempo come giochi di carte, musica, un libro da leggere…

Cibo, aria aperta, affetti sono la ricetta ideale per una giornata libera da impegni. Ma anche il relax non è da sottovalutare: dopotutto il perfetto post pic-nic è una siesta all’ombra di un albero!

 

 

Il cibo è più social che mai: le tendenze più curiose

Il cibo è condivisione dalla notte dei tempi, ma negli ultimi anni sembra esserlo ancora di più. Dall’avvento dei social media, Instagram in primis, è diventato d’obbligo fotografare le pietanze appetitose, curiose o golose che mangiamo a casa o che ordiniamo al ristorante. Tanto che ormai l’hashtag #foodporn è sulla bocca di tutti e lo smartphone è diventato un oggetto immancabile sulla tavola di milioni di persone attorno al mondo.

Dalle colazioni letterarie, fino al cibo che sembra fatto apposta per essere fotografato, ecco tutto quello che bisogna sapere aspettando che arrivi qualche nuova tendenza sul cibo da condividere online.

Gli account da seguire…

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I bookbreakfast: niente cappuccino e brioche al bar per Petunia Ollister, instagramer italiana che ha lanciato la moda di fotografare i libri accostati a colazioni homemade, ma di classe. Che sia composta da un toast all’avocado e salmone e una tazza di caffè nero, oppure da un piatto di pancake con gelato, l’importante è che la portata sia accompagnata da un libro la cui copertina si intoni alla tovaglia.

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Ice cream books: account Instagram made in the USA, raccoglie i migliori gelati americani accompagnati da libri da non perdere. L’accoppiata, però, rischia di far storcere il naso a qualche purista (sia del gelato, che dei libri): più che di armoniche composizioni, infatti, si tratta di scontri frontali!

…e le ultime tendenze

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Unicorn frappuccino: eccoci a un prodotto che sembra (o forse è) inventato per la condivisione  sui social.  Lo scorso aprile, infatti, Starbucks ha lanciato in edizione limitata per una sola settimana una versione del suo celebre frappuccino dall’aspetto…magico!

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Black icecream: altro cibo (forse) ideato per i social è il gelato al gusto di cocco della gelateria newyorkese Morgenstern’s Finest Ice Cream. Il gelato è nero come la pece perché tra gli ingredienti annovera anche il carbone vegetale che ultimamente va di moda anche negli impasti di pizze, pani e focacce.

Chissà quale sarà la tendenza culinaria/social della prossima estate…

 

Vintage che passione!

Il mondo della tecnologia è quello che più di tutti subisce una continua evoluzione, con cambiamenti a volte anche drastici. Nell’ultimo periodo però, oltre a tante novità abbiamo assistito anche a grandi ritorni. Il vintage non è una tendenza che coinvolge soltanto stilisti e fashion blogger, ma anche gli appassionati dell’high-tech. Ecco quindi alcune chicche imperdibili perché si sa, l’old style non passa mai di moda!

Esiste qualcosa di più vintage del camioncino Volkswagen? È notizia dell’ultima ora la produzione di un nuovo modello ibrido e driverless. Il Volkswagen ID Buzz, presentato al salone di Detroit 2017 e ovviamente ridisegnato in chiave high-tech. L’interno sarà abitabile da otto persone e dotato di tutti i comfort: sedili che si trasformano in tavolini, chaise longue o letti, un drive pad al posto del volante e un head up display che proietta indicazioni sovrapponendole alla visuale della strada. Vintage ma non troppo, per viaggi in grande stile! Per un weekend alternativo o una vacanza spensierata, potrebbe essere esattamente quello che fa per voi…

Altro oggetto dal profumo old style è il giradischi, stile American Graffiti. Le case discografiche e Amazon hanno registrato un aumento nelle vendite di vinili nell’ultimo periodo. Questo vuol dire che, soprattutto fra gli appassionati e i puristi, il giradischi non è solo un ricordo. Sempre in tema di musica, avete ceduto anche voi al fascino delle cuffie beats? Direttamente dagli anni ’80, sono amate soprattutto dai giovanissimi e sembrano resistere anche alle nuove tendenze, con buona pace di Apple e delle sue AirPods.

Dalla musica alla fotografia: siamo lungimiranti oltre che creativi, infatti avevamo già parlato della rinascita della Polaroid, l’intramontabile macchina fotografica istantanea di cui moltissimi hanno apprezzato il ritorno.

E ancora telefoni, macchine da scrivere, altoparlanti oppure orologi… Vista tutta la creatività espressa dai designer oggi, chissà come quelli del futuro sapranno rivedere i nostri nuovissimi devices. Sicuro è che il passato non tramonta mai: anche gli amanti della tecnologia hanno un lato vintage e nostalgico, va solo scoperto!

Quando il selfie uccide… la poesia

Esistono ancora luoghi al riparo dai selfie? Il bagno, le vacanze, l’auto, l’ufficio: nessuna parete sembra essere in grado di fare da scudo alla fotocamera di certi smartphone, e non sempre con risultati esaltanti. Se è vero che non c’è limite alla fantasia delle persone, è anche vero che la toilette di un bagno pubblico non è proprio il luogo ideale per sfoggiare un nuovo taglio di capelli!

Passi la foto con la duck face, quell’espressione che vorrebbe imitare un bacio ma che troppo spesso risulta a metà tra un papero sorpreso fuori dal suo habitat e una rigenerante bevuta a base di succo di limone, o l’autoscatto in palestra con trucco e capelli freschi di piega, vero quasi quanto i selfie a tradimento delle star appena sveglie… Tutte espressioni (purtroppo) entrate nella quotidianità del nostro feed, ma capaci anche di strapparci un sorriso.

Cosa succede però quando si esagera? La risposta è tanto facile quanto imbarazzante, etichettata con l’hashtag #aftersex: fenomeno partito dalle celebrità e diventato una prassi comune (e non solo chi mastica l’inglese capisce di cosa stiamo parlando…). Attenzione però che l’agguato è dietro l’angolo: della compagna ufficiale in caso di scappatelle o dei genitori se siete nel mezzo delle prime love stories. Perchè è vero che sono le parole ad uccidere la poesia di un amore, soprattutto se anticipate dal socialissimo cancelletto!

Altro tema scottante, di nome e di fatto, è quello legato alle foto estreme: selfie pericolosi, che possono creare più di qualche grattacapo, soprattutto se nel tentativo di immortalarvi accanto ad una granata finite col farla brillare, e non di certo grazie al flash! Ed è vero che il premio è vincere un prestigiosissimo Darwin Award, ma siamo sicuri che valga la pena di rischiare?

Fermi tutti, è arrivato il Mannequin Challenge!

Dagli Stati Uniti importiamo un po’ di tutto: moda, musica, e anche qualche mania. All’ultima categoria appartiene il Mannequin Challenge. Se non sapete di cosa stiamo parlando evidentemente non siete attenti a quello che accade intorno a voi nel cyber mondo, ma non vi preoccupate ci siamo noi che colmiamo ogni vostra lacuna.

Con Mannequin Challenge si intende un gruppo di persone che si fa riprende immobile, appunto come un manichino, con in sottofondo “Black Beatles” di Rae Sremmurd.

Un fenomeno partito dal popolo. Negli ultimi giorni però ha iniziato a coinvolgere anche chi sta un gradino più in alto: i vip. De Niro, Michael Jordan, Tom Hanks e Springsteen si sono cimentati nel tormentone del momento. Come location hanno scelto la Casa Bianca, durante la consegna delle 21 medaglie della libertà, onorificenza assegnata dallo stesso Presidente degli Stati Uniti a coloro che hanno dato un grande contributo alla nazione. Il video è stato twittato da Ellen Degeneres, che si sa è sempre un passo avanti.

E noi in Italia potevamo mancare la chiamata del Mannequin Challenge? Assolutamente no. Per fortuna a portare in alto l’onore della patria ci pensa Gianni Morandi, ormai social addected. Il 18 novembre ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video in cui viene ripreso immobile al centro di una strada, creando anche qualche problema al traffico urbano. Subito pioggia di like e commenti, qualcuno raccomanda a Gianni di stare attento e di non farsi investire, altri lo prendono in giro scrivendo che in quella posa sembra stia espletando qualche bisogno fisiologico. Morandi risponde a tutti, ridendo insieme a sui followers.

Dal palco di Bologna anche Justin Bieber ci ha provato, tentando di far ghiacciare 15mila persone, durante la tappa italiana del suo “Purpose World Tour”, ma con dubbi risultati.

Bene ora che sapete cos’è il Mannequin Challenge, prendete un telefono, mettete insieme un gruppo di amici e cimentatevi anche voi, cercando di battere i risultati di Justin Bieber.

Salvatore Aranzulla: senza parole per Netflix

Vivremo per sempre?
Chiunque potrà essere famoso?
Saremo spiati in ogni momento?

Sono le domande del trailer che annuncia la nuova stagione di Black Mirror, diffuso da meno di 24 ore dall’account Facebook della rete Netflix e subito diventato virale tra migliaia di appassionati e non. Perchè a quelle domande, sempre secondo il video, solo una persona ha la risposta.

E chi poteva essere il testimonial d’eccezione, ripreso tra computer e monitor illuminati, se non proprio Salvatore Aranzulla. Il popolarissimo divulgatore informatico, tuttologo diventato famoso nel nostro Paese per aver creato un sito web in cui raccoglie guide e rispose alle più disparate domande di informatica (sfidiamo chiunque a non aver mai consultato una sua pagina), ha scatenato immediatamente l’effetto sperato: ondate di “Like”, condivisioni, commenti entusiasti a catena.

Poco importa se, alla fine, Salvatore Aranzulla si limiti a far percepire al pubblico che questa volta nemmeno lui conosce tutte le risposte: il web ha già incoronato questo spot come un bellissimo caso di successo, figlio della strategia di comunicazione diretta e incuriosente che contraddistingue Netflix, e che per ora si sta rivelando nettamente vincente.

Non hai ancora visto il video? Clicca il bottone qui sotto:

 

Dolcetto o scherzetto?

Manca ormai pochissimo alla festa delle zucche: dai dolcetti arancioni o a forma di pipistrelli, alle ragnatele o ai cappelli da strega che da qualche giorno abbelliscono bar e supermercati, passando per eventi e feste a tema organizzati un pò ovunque, come ristoranti, locali, palestre, scuole, negozi o parchi divertimento, festeggiare #Halloween è diventato parte integrante anche delle nostre tradizioni, come se fosse un secondo Carnevale.

Le origini di questa festa ormai non hanno più segreti: derivante dalla tradizione celtica (anche se alcuni la definiscono discendente dalla cultura Romana, antenata della festa di Ognissanti tutt’oggi rossa in calendario), esorcizza la paura per il regno dei morti, unendo travestimenti più o meno macabri alla fatidica domanda “dolcetto o scherzetto?” che lunedì risuonerà nelle strade al tramonto di molte città del mondo.

Amata o odiata, festeggiata o criticata, #Halloween è innegabilmente diventata negli anni la festa simbolo di come le distanze tra le culture si stiano lentamente accorciando, regalandoci spunti sempre nuovi per mettere a frutto la nostra creatività.

Tu cosa farai nella notte più temuta dell’anno? Festeggerai in maniera creativa, disegnandoti magari un travestimento da vampiro, strega, zombie o fantasma a misura della tua personalità, o semplicemente ti godrei la pace che precede un giorno di festa?

Se il mondo fosse di Lego…

Vi sfidiamo a trovare un bambino che non abbia mai giocato con i Lego. I mattoncini danesi, famosissimi e amati in tutto il mondo per l’incredibile creatività che sono in grado di accendere nella mente di ognuno di noi, hanno contribuito ad alimentare le speranze e la passione di molti architetti, ingegneri, ma anche grafici e creativi…

Nathan Sawaya è l’artista americano che ha utilizzato per primo i Lego per creare una nuova forma d’arte all’interno della cultura pop. La sua mostra, “The Art of the Brick“, sarà aperta alla Fabbrica del Vapore a Milano fino al 29 gennaio 2017, per permettere a tutti di ammirare le sue opere (oltre cento, composte da più di un milione di mattoncini) e stuzzicare la creatività di ogni visitatore.

Non una cosa da poco: l’evento è stato infatti definito “una delle 10 mostre imperdibili al mondo” dall’autorevole voce della CNN!

Sarà possibile ammirare, tra tutte le opere, anche La Gioconda, la Venere di Milo, il soffitto della Cappella Sistina o il David di Michelangelo. 

Noi ci andiamo. Ci accompagnate?

Coldplay troppo cari? Ci pensa Facebook

Tornano i Coldplay in Italia!
Dove? Quando??
A Milano, a Luglio!
Andiamo!!!
I biglietti costano 100 euro!
Ah…

Un concerto davvero troppo caro quello dei Coldplay, a detta di molti fan. Così tanto da meritarsi un gruppo su Facebook dedicato, dall’eloquente titolo “Ascoltare il concerto dei Coldplay dal parcheggio (EVENTO poveri)“. Uno scherzo tra amici, che diventa d’improvviso virale, tanto da guadagnarsi in pochi giorni numeri da capogiro (più di centomila persone tra partecipanti e interessati) e un articolo su Vanity Fair, immediatamente rimbalzato su tutte le testate giornalistiche italiane.

Succede così che l’autore, un normalissimo ragazzo con – a quanto pare – uno stipendio proibitivo, diventi improvvisamente celebrità per qualche giorno, con una pagina Facebook seguita da persone comuni e giornalisti; tutto grazie a un colpo di genio e un po’ di ironia, che magari gli permetteranno anche di assistere al concerto dei Coldplay – ovviamente a titolo gratuito!

Non è la prima volta che eventi dalle caratteristiche assurde diventino un successo seguitissimo: basti pensare al raduno dei single in una nota catena di supermercati, che era stato seguito anche dalla televisione, oppure il famosissimo Capodanno all’Autogrill di Rovigo, per cui è dovuta persino intervenire la Questura con un comunicato ufficiale pur di scongiurare l’ipotesi che in molti prendessero gli organizzatori sul serio, o ancora improbabili richieste ai vertici di Facebook.

Quasi una sfida all’ultimo like, a colpi di irriverenza e sagacia, che strappano un sorriso anche nelle giornate più pesanti: è per questo che anche noi abbiamo sempre tra i seguiti qualche evento di emergenza, per stemperare i momenti ad alto contenuto di stress!

 

#FertilityDay: la campagna sbagliata due volte

Non c’è due senza tre, devono aver pensato ieri sera gli ideatori del messaggio dell’ormai famigerato #FertilityDay, all’attivo in questi giorni e che proprio ieri ha visto la diffusione della seconda campagna pubblicitaria. Quella migliorata, almeno nelle intenzioni, dopo il clamoroso epic fail di qualche settimana fa.

Torniamo a parlare di questa travagliata comunicazione; non per far polemica (di quelle, ormai i social sono pieni) ma per trasmettere le nostre impressioni.

#FertilityDayProbabilmente tra i vari commenti piovuti dal web in queste ore è già stato detto tutto: soggetti banali, antiquati, rubati da campagne pubblicitarie straniere (ancora!), messaggi scontati, interpretazioni razziste… Una grottesca conferma del primo round, con qualche aggiunta.

Un nuovo epic fail comunicativo quindi, destinato a entrare negli annali e che verrà studiato a memoria dalle future generazioni di comunicatori come la campagna sbagliata due volte.

E se da un lato questi “stili di vita” ci fanno indignare, dall’altro continuano a far parlare per errori grossolani che dovevano essere evitati; e per noi addetti ai lavori non c’è cosa più triste che constatare quanto poco certi colleghi si curino del proprio lavoro.

#FertilityDay: purchè se ne parli (male)

L’Epic Fail della campagna del #FertilityDay, che nelle ultime 24 ore ha fatto il giro del web e di tutti i mezzi di comunicazione, ha aperto clamorosamente questo Settembre: una campagna pubblicitaria che ha tutta l’aria di essere un boomerang per i promotori, più che un reale strumento di divulgazione, e che ha attirato solo ed esclusivamente critiche negative. 

 

Che cos’è il #FertilityDay?

Partiamo dall’inizio: il Ministero della Salute sta promuovendo per il 22 settembre il Fertility Day 2016, prima edizione di una serie di iniziative per favorire le nascite. Per questo nella tarda giornata di ieri sono apparse per il web le prime immagini della campagna pubblicitaria. Un piano di comunicazione che comprende anche un sito web, ad ora oscurato.

 

 La campagna della discordia

Ecco alcuni dei soggetti che siamo riusciti a recuperare dal web:

Messaggi banali, scarsa cura dei soggetti, nessuna empatia con il potenziale target: insomma, un conclamato buco nell’acqua, che non si capisce perchè sia stato mandato online!

E se sul web i meme hanno già raggiunto un numero incalcolabile (ne riportiamo qualcuno qui sotto), con soggetti che spaziano dall’ironico, all’arrabbiato o al rassegnato, la domanda sorge spontanea: possibile che davvero questa débâcle non sia stata prevista?

In ogni caso, ve lo assicuriamo, per essere creativi non occorre per forza essere genitori!

 

Vivi un’#EstateCreativa

Con la fine di Luglio alle porte, non dedicare almeno cinque minuti nella giornata a pensieri governati da spiagge assolate o monti rinfrescanti è un’impresa riservata solo a menti salde e coraggiose. Soprattutto per coloro per cui il periodo del meritato riposo è ancora piuttosto lontano, l’unico modo di evadere dalla canicola che ciclicamente invade la città è quello di perdersi in particolareggiati progetti per il prossimo mese. Ecco allora qualche consiglio pratico e un pizzico tecnologico per un’#EstateCreativa!

 

Diventa uno Yes-Man!

Dopo un anno di routine, la prima cosa da abolire sono le pessime abitudini: come Jim Carrey in uno dei suoi film, il nostro mantra sarà quello di dire sì a nuove esperienze. Viaggi, incontri od opportunità che ancora non possiamo prevedere: ci prepariamo a questo Agosto con la voglia di fare qualcosa di nuovo. Siete dei nostri?

 

Scrivi il tuo diario di viaggio

Se è importante pensare a nuovi progetti, lo è altrettanto fissare nella memoria luoghi e ricordi. Impresa impossibile?Assolutamente no, grazie all’aiuto della tecnologia. Un esempio è Google e il suo Location History, che permette di aggiungere ad un viaggio salvato e rintracciato attraverso la timeline le foto dei posti visitati. Un diario di viaggio sempre aggiornato e disponibile, adatto anche ai più pigri!

 

Viaggi in bus? Ecco l’app che fa per te!

Parlando di viaggi non possiamo non citare l’app Park Your Bus, già conosciuta nel nostro Caffè Creativo. Quello che forse è ancora poco noto è il suo costante aggiornamento: quasi non passa settimana senza una nuova segnalazione, tutti ovviamente racchiuse nel database dell’app vincitrice del premio IRU Coach Tourism Innovation Award 2015!
Insomma, comunque passerete questo Agosto, l’importante è farlo con curiosità, allegria e voglia di non fermarsi alle “solite cose”: noi vi lasciamo per qualche settimana, con la promessa di tornare più creativi che mai!