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Perché abbiamo bisogno di tempo libero per pensare a nuove idee?

Il tempo libero, inteso come spazio in cui dedicarsi a tutto ciò che si desidera tranne il lavoro, diventa sempre meno con il passare degli anni. Telefono, computer, internet e da qualche anno anche smartphone ci hanno permesso di essere sempre raggiungibili e hanno distrutto il confine tra ore di lavoro e tempo libero.

Il tempo libero

Tuttavia già negli anni Quaranta la questione era cruciale: se da un lato in Canada veniva coniato il termine workaholic, dall’altro il filosofo tedesco Josef Pieper pubblicava un saggio dal titolo Leisure, the basis of culture. Nell’opera il filosofo sottolinea il fatto che nell’antica Grecia il tempo libero veniva chiamato σχoλη, scholé, e che dal termine sono derivate la schola latina e poi scuola, school, ècole…

Il tempo libero, per i greci, era utile per imparare e scoprire. Un ideale che non si discosta dalle dichiarazioni di scrittori, inventori e altre grandi menti che ammettono di aver avuto le idee migliori proprio mentre erano impegnati a fare altro. Da Louis Stevenson che immaginava i suoi romanzi in sogno, fino alla vasca da bagno di Pitagora.

Perché è importante per coltivare nuove idee

Perché abbiamo bisogno di tempo libero per pensare a nuove idee? Beh, prima di tutto è necessario che la nostra mente sia libera dalle incombenze e dai pensieri legati all’immediato per potersi concentrare su idee nuove.

E poi non va sottovalutata l’importanza degli stimoli a cui non siamo abituati: se restiamo sempre nello stesso ambiente, sottoposti a influenze che non cambiano mai, diventa difficile pensare a idee e scenari diversi e più innovativi.

Infine, uscire dalla nostra comfort zone (e dalla routine) ci permette di incontrare nuove sfide a cui rispondere con soluzioni a cui non abbiamo mai fatto ricorso prima.

Ecco perché un momento in cui il lavoro diventa sempre più presente e il tempo libero è spesso risicato, è importante ricordarsi di prendersi una pausa per dedicarsi a quello che si ama, ma anche ad attività nuove. In questo modo, infatti, possiamo permettere alle nuove idee di prendere forma e fiorire.

Nuovi loghi per la #Rai?

Cambiano i loghi della #Rai: dopo le modifiche di qualche anno fa, il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha promosso un nuovo aggiornamento “per rendere omogenea e unitaria la comunicazione delle rete pubbliche”.

Da lunedì 12 Settembre la #Rai ha quindi cambiato volto: la nuova veste, definita “modernista e minimalista e, soprattutto, destinata a durare nel tempo, mantiene come riferimento il quadrato blu identificativo di Rai1, ma segna un nuovo ordine visivo per i vari canali del palinsesto.

Non ve ne siete accorti? Tranquilli… non siete i soli!

A primo impatto, la lista dei cambiamenti non è cosi eclatante: Rai1 abbraccia un blu più caldo del precedente; Rai2 acquista una fantasia di rombi più dinamica; Rai3 conquista un verde più chiaro e un motivo geometrico a quadrati  infine Rai4 punta ad un nuovo viola che sostituisce il troppo femminile magenta. Seguiranno presto le altre reti e la grafica in 3D.

Finezze da grafici, si potrebbe dire, ma nell’insieme qualche cambiamento lo si vede davvero. Provare per credere, basta dare uno sguardo alla presentazione del Corriere della Sera. Ma c’è anche chi dice che questi nuovi loghi saranno ritoccati a breve, dato che il colore e il bianco poco si sposa con la sovrimpressione sullo schermo. Non sarebbero meglio trasparenti?

Chissà se nel breve futuro le reti televisive ci regaleranno qualche altra sorpresa…

 

Render 3d: diamo forma alle vostre idee!

Un render 3d è forse lo strumento più efficace per poter toccare con mano un’idea prima della sua realizzazione vera e propria. Immagini altamente realistiche che possono spaziare in vari campi di applicazione (ad esempio le costruzioni edili, l’ambientamento di locali vuoti, oppure forme visionarie, capaci di descrivere un concetto o un’idea) i render sono in grado di interpretare le idee creative e dare loro forma.

Riuscire a fornire un servizio all’avanguardia non è cosa da poco: per questo siamo fieri della nostra collaborazione con Davide Pezza, autore degli elaborati che vedrete a fondo pagina e professionista nel settore del design tridimensionale, forte di un bagaglio di esperienza tecnico stilistica che gli consente di rappresentare praticamente tutto.

Dalle ambientazioni simulate per riviste d’arredamento alla riproduzione di oggetti con un realismo quasi fotografico, passando per disegni e grafiche nati da bozzetti realizzati a mano libera, l’effetto ottenuto è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza creativa, stilistica e grafica.

Il risultato per noi è eccezionale, ma vogliamo lasciare che siate voi a giudicare:

 

APProfondisci il mobile!

A cosa serve avere un’App? La domanda arriva sempre più spesso alle nostre orecchie. Stabilito che è necessario avere un’immagine coordinata, i nostri interlocutori più smart cominciano a pensare al proprio quadratino dedicato sugli smartphone.

L’app è uno strumento potentissimo: se bella, interessante e utile, può fare la differenza per il pubblico, e nel paragone con i competitor. Come capire quando è il momento di pensarci? Per nostra esperienza, ci sono realtà che vivono della presenza sul mobile con uno strumento dedicato, ma ci sono anche aziende per cui una app non rappresenterebbe altro che la copia del proprio sito.

Per questo abbiamo stilato la nostra personale checklist, ossia i cinque criteri da applicare alle realtà aziendali per capire se davvero è il momento di pensare all’apertura sul mobile.

  1. Brand Awareness – Inutile ripeterlo: gli strumenti di qualità aumentano l’autorità del brand sul mercato. Perciò sì, possedere un’app snella, funzionale e realmente utile per l’utente aumenta la percezione del tuo brand. Attenzione, questo non vuol dire che basta occupare il proprio spazio negli store digitali!
  2. Utilità – Rispondere a un’esigenza del proprio pubblico è sicuramente uno dei motivi principali per investire in un’app. Se lo strumento è utile, il pubblico lo premierà con un largo utilizzo: basta pensare all’app Park Your Bus, premiata lo scorso ottobre proprio per questo motivo.
  3. Aggiornamenti in tempo reale – La stampa di materiali cartacei ha dei noti limiti. L’app invece è un’altra storia, con aggiornamenti real time di prodotti, prezzi e comunicazioni dedicate. Per sfruttare queste potenzialità però, tante volte si fa riferimento a un e-commerce attivo. Altrimenti, un buon sito vetrina con un backoffice semplice da gestire, spesso è ancora la soluzione migliore.
  4. Visibilità – Il numero di ricerche negli App Store è elevatissimo, ed è un dato che non va preso alla leggera. Comparire tra i risultati di una ricerca mirata è come comparire nella prima pagina di Google a livello di pubblicità, purchè poi la app offerta sia all’altezza delle aspettative dell’utente.
  5. Crescita del mercato mobile – Strettamente legato alla visibilità è il discorso della crescita del mercato mobile, molto più veloce rispetto alla penetrazione di Internet stesso. Per questo molte aziende stanno virando sul mobile per i loro investimenti, a volte coinvolgendo anche strumenti come Whatsapp o WeChat nei propri piani di sviluppo.

Non va infine dimenticato che un buon sito è sempre ottimizzato per il mobile, quindi navigabile anche da smartphone e tablet. Pensare ad un’app non è quindi tamponare l’esigenza di essere raggiungibili da ogni strumento, ma deve essere una strategia ragionata all’interno del piano di crescita aziendale. Solo così un app potrà contribuire al successo della tua attività!

Evolviti con il SEO

Questo non è il solito post nato per spiegare l’importanza del SEO: il Search Engine Optizimation è un concetto entrato anche nelle menti di chi non si occupa direttamente in marketing online, grazie soprattutto a Google e al suo mondo. Quello che ci interessa, in queste righe, è approfondite il buon SEO.

Essere presenti nella SERP di Google (la Search Engine Results Page, altrimenti nota come la pagina dei risultati di Google) non è più così scontato: non basta ripetere fino allo sfinimento le proprie keyword, o inserire nelle proprie pagine backlink anche poco attinenti pur di generare traffico: Google oggi ricerca e premia la qualità dei contenuti pubblicati e condivisi, e lo fa secondo canoni molto elevati.

Lo scorso anno, con gli aggiornamenti Panda e Penguin, big G ha iniziato a porre le basi del cosiddetto SEO evoluto: Panda è stato introdotto per identificare e premiare i contenuti di qualità, penalizzando le pagine dove l’uso eccessivo di keyword altera il senso naturale di un testo, rendendolo artificiale e poco leggibile. Penguin invece premia i link attinenti con gli argomenti trattati nelle pagine prese in esame, penalizzano i siti che utilizzano backlink incoerenti o artificiali.

Questi cambiamenti hanno generato un’evoluzione mentale nell’approccio SEO, focalizzando l’obiettivo sull’interazione tra il pubblico e il contenuto dei siti in esame, riconducibile a un brand, un prodotto o un servizio. Inevitabilmente anche la creazione stessa dei contenuti ha conquistato rilevanza, in quanto chiamata a rispondere all’obiettivo di fornire un valore aggiunto all’utenza, senza strizzare l’occhio solo all’algoritmo matematico di Google.

In conclusione, creare dei testi SEO oggi non è facile: le variabili da tenere in considerazione sono molte e in netto contrasto con la tendenza attuale di semplificare fino quasi alla banalizzazione di un argomento. Bilanciare contenuti, argomenti, elementi tecnici e parole chiave porta a un equilibrio sottile, che può fare la differenza nei risultati di ricerca.

Fondamentale diventa quindi studiare e capire quali keyword siano effettivamente importanti per il proprio sito web, a volte tralasciando il risultato più ovvio, per arrivare in profondità: solo partendo dalla base è possibile costruire la reputazione online di un brand!

 

Il SEO ti interessa?
Leggi anche SEO copywriting, istruzioni per l’uso, il nostro decalogo per un testo indicizzabile con stile!

 

L’importanza di essere coordinati

Quando accenniamo al concetto di immagine coordinata, non sempre riusciamo a farci capire al volo. In effetti, parlare di coordinazione della comunicazione è molto difficile, soprattutto vista la varietà di canali e di accortezze che devono essenzialmente essere tenuti presenti.

Comunicare sul web è diverso dalla carta stampata, così come ogni canale social ha il proprio registro comunicativo: trovare un equilibrio richiede sicuramente tempo e molta conoscenza della materia.

Facciamo un esempio: un’azienda di medie dimensioni è sul mercato da qualche paio di decenni. La sua immagine nel territorio è consolidata, l’insegna con il proprio logo è immediatamente riconosciuta nei dintorni, dato che è rimasta praticamente invariata dall’origine. Le brochure di prodotto sono curate dal grafico interno, che magari svolge anche compiti di amministrazione o segreteria. Cinque o dieci anni fa è stato aperto un sito web, che però è rimasto poco curato, perchè i veri affari funzionano bene con la consolidata rete commerciale. E il parente giovane e moderno ha aperto una pagina social, così da essere al passo con i tempi.

Cosa non funziona in questa storia, che spesso accomuna molte realtà italiane?
Innanzitutto la pluralità dei soggetti, passati e presenti, che si occupano dell’immagine dell’azienda, e non creano una continuità nel messaggio proposto. Poi, cosa ben più importante, la mancanza di un piano di comunicazione.

Poniamo ora il caso che la nuova generazione subentrata alla dirigenza voglia svecchiare l’immagine della propria realtà lavorativa: cosa dovrebbe cambiare? Il logo e l’insegna, che renderebbero immediatamente meno riconoscibile l’azienda nel territorio, il sito web, che di fatto era poco o nulla utilizzato, o semplicemente dovrebbero iniziare a promuoversi con pubblicazioni ad hoc?

La risposta potrebbe essere: tutto e niente. In effetti, cambiare una singola parte della storia comunicativa dell’azienda non avrebbe senso, dato che andrebbe a creare confusione con gli altri elementi che nel frattempo sono stati aggiunti. E rivoluzionare il tutto, stravolgendo la brand awareness costruita negli anni, innescherebbe il serio rischio di non essere capiti.

Rispondere, in questo caso, può essere il seguito solo di un’accurata analisi del brand, che dia come risultato la corretta strada da perseguire. Non esiste infatti una ricetta valida per tutti sul mercato, ma esistono molte strategie che possono essere impiegate più o meno trasversalmente, in base alla storia del brand stesso.

Arrivare ad avere un’immagine coordinata della propria azienda che sia moderna, efficace e chiara non è sempre facile, soprattutto se la realtà in oggetto di studio non è nuova ma ha già una storia propria. Riuscirci, però, è sempre la più grande soddisfazione.

 

Per Natale regalati visibilità online

Inciampare in almeno un luogo comune a Natale è praticamente scontato: il momento per eccellenza legato agli acquisti compulsivi da lasciare sotto l’albero è sempre abbinato a campagne pubblicitarie con l’obiettivo di incrementare visibilità, desideri e vendite. Bambini vestiti da angioletti o corpulenti signori incastrati in camini innevati sembrano essere la norma per qualsiasi prodotto o servizio: se non fanno per voi, differenziarsi diventa un obbligo, soprattutto online.

Con un dato certificato di oltre 10 milioni di acquirenti abituali in tutto lo stivale, l’e-commerce sta guadagnando sempre più terreno, così come si attesta a valori sempre più alti la frequentazione abituale dei social network: un potenziale appena intaccato per sponsorizzazioni e attività legate alla promozione del proprio brand.

Lavorando da tempo nel campo del web marketing, abbiamo testato come ci siano due strumenti particolarmente efficaci per farsi conoscere dal pubblico: Google AdWords e le Campagne Facebook. Scegliere tra i due (o utilizzarli entrambi) non è così facile come possa sembrare, anche se ci sono degli innegabili elementi distintivi.

Google AdWords agisce direttamente sul motore di ricerca, creando gli ormai noti annunci sponsorizzati. Ad esempio, se un’azienda produce panettoni e vuole ottenere maggiore visibilità online con Google AdWords, cercherà di attirare a sé tutti quei potenziali clienti che utilizzeranno Google per cercare il noto dolce milanese, ma anche un particolare metodo di preparazione, oppure la possibilità di acquistare dei cesti regalo… Un potenziale vastissimo di pubblicità, che deve per forza di cose essere contenuto e incanalato verso l’obiettivo preposto.

Anche Facebook, con più di 26 milioni di iscritti solo in Italia, ha potenzialità di rilievo: per questo farsi notare non è poi così scontato. La scelta della giusta immagine o del giusto messaggio è solo l’inizio di una campagna, che deve essere strutturata in modo da colpire nel segno.

Fantasia, creatività, originalità e tempismo sono solo alcuni degli elementi necessari per pianificare la tua campagna online: per questo è sempre meglio affidarsi a un professionista per essere efficace senza inutili (o peggio, controproducenti) sforzi.

Contattaci, e ti dimostreremo come anche con piccoli budget è possibile ottenere grandi risultati, per una chiusura d’anno da ricordare.

Essere vincenti con il Content Marketing

Ultimamente la parola marketing di rado viene utilizzata da sola: digital marketing, social media marketing, web marketing sono solo alcuni esempi di come la comunicazione si stia sempre più affinando in base al contesto in cui si opera.

Uno dei trend più chiacchierato del settore è il content marketing, che lavora nella creazione e condivisione di media e contenuti editoriali, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze del pubblico e creare una rete di condivisione solida. Un esempio pratico è proprio il nostro #CaffèCreativo, che raccoglie alcune riflessioni su argomenti di settore e tendenze in generale, nel tentavo (speriamo riuscito!) di spiegare il nostro lavoro a chi ci legge.

Il content marketing però non è solo questo: oltre agli articoli, le news e i blog, i contenuti possono essere video o foto, e-books, infografiche, guide… 

Perché investire nel content marketing? Creare un contenuto di qualità, che generi interesse e condivisioni, significa rispondere a un’esigenza di informazione molto più approfondita rispetto alle comunicazioni pubblicitarie tradizionali. Con questo tipo di pubblicità si guadagna non solo visibilità, ma soprattutto autorevolezza, quella brand awareness che permette di distinguersi dai propri competitor.

Non voglio svelare i miei segreti! Ogni azienda di ogni settore ha i propri trucchi del mestiere: qualsiasi imprenditore non vuole rivelare il segreto del suo successo. Per questo il content marketing viene spesso visto come dannoso, un’arma a doppio taglio per chi decide di divulgare pregi e difetti della propria struttura. La vera domanda però è: se il mio cliente non è in grado di percepire quello che effettivamente sono e posso fare, siamo sicuri che mi rimarrà fedele?

Il pubblico oggi vuole essere coinvolto, informato, guidato verso la strutturazione di un’opinione prima di scegliere: non bisogna aver paura di questo nuovo tipo di confronto ma, piuttosto, imparare a padroneggiarlo. Una buona strategia di content marketing, che stabilisca temi, tempi e strumenti per la comunicazione, è in grado di dosare tutti gli ingredienti e, senza svelare il segreto della ricetta, far percepire i reali punti di forza e le competenze di un’azienda.

Tutti i motivi per aprire un E-commerce

La notizia non giunge nuova: il 92% delle Piccole e Medie Imprese italiane non crede nell’e-commerce come canale utile per ottenere un significativo guadagno. Il dato è frutto di una ricerca condotta da TNS per eBay e Confcommercio su un campione di 202 PMI di diversi settori, rappresenta concretamente il pericoloso detto “squadra che vince non si cambia“.

Perchè investire sul commercio elettronico, se con le vendite tradizionali si riesce a stare a galla? Lo studio è molto chiaro: l’88% delle PMI ritiene che un sito e-commerce sia poco o per niente utile ai fini del proprio business, mentre il 26% arriva addirittura ad affermare che questo possa diventare un ostacolo per il commercio tradizionale.

Risultati a tendere? Non è nel nostro stile! Principale freno a qualunque investimento negli shop online è la mancata certezza di un immediato guadagno: investire nella tecnologia, sponsorizzarla, fidelizzare il cliente e solo alla fine ottenere un risultato spaventa molti imprenditori, che vedono l’e-commerce come un investimento pericoloso e dai risultati incerti.

La chiave del successo è guardare al futuro. Siamo stanchi ormai di sentir ripetere come il web e le sue possibilità siano il futuro dell’imprenditoria. Il concetto, sotto forma di frasi fatte e luoghi comuni, è così trasversalmente discusso da diventare ormai una barzelletta. Però, non bisogna dimenticarsi che un fondo di verità c’è: per semplicità, immediatezza, pigrizia o amore verso la tecnologia, le nuove generazioni si stanno spostando inevitabilmente sul digitale. Pertanto, il passaggio online nel tempo sarà comunque obbligatorio. Perché non cercare di battere la concorrenza, e strutturarsi prima di tutti? Dopotutto, c’è chi dice sia già tardi…

Offri un servizio utile. Dallo studio di TNS risulta come l’e-commerce sia percepito come inutile o persino dannoso, una potenziale minaccia per gli affari conclusi tramite canali tradizionali. In realtà, aprire uno shop online significa ampliare il proprio raggio di azione. L’e-commerce deve infatti essere visto come uno nuovo modo di interagire con il proprio pubblico, fornendo a tutti i clienti nuovi strumenti e opportunità in aggiunta all’offerta finora conosciuta.

La gestione sembra troppo complessa? Non bisogna spaventarsi di fronte al cambiamento. La parte più difficile di un e-commerce è l’implementazione, quando cioè è necessario far conoscere il nuovo servizio. Fortunatamente, una buona agenzia è in grado di organizzare egregiamente anche questo aspetto.

Il nipote, questo (s)conosciuto

Lo scenario è quasi sempre lo stesso: in principio, ottieni un nuovo contatto di lavoro. Inizi ad aprire il dialogo con il potenziale cliente e ben presto scopri che come agenzia puoi fare molto per migliorare la comunicazione della sua azienda. Proponi uno studio di fattibilità, presenti un’analisi dettagliata di costi e benefici. Il tuo contatto, entusiasta, pretende immediatamente un preventivo ufficiale con tutto quanto esposto, dal nuovo logo al sito web, persuaso dalla semplice verità che una buona comunicazione può aiutare gli affari. Prepari tutta la documentazione ma, al momento della firma, la doccia fredda: mio nipote sta studiando proprio questa roba. Volevo coinvolgerlo per fargli fare esperienza, ma mi sono reso conto che per quello che ci serve lui va più che bene.

Tendenzialmente, un professionista che viene snobbato in favore del parente / amico / conoscente improvvisatosi esperto del settore, manifesta gli stessi sintomi di reazione: delusione, perchè tutto il lavoro fatto non è stato percepito nel suo valore complessivo, e rassegnazione nel constatare che finché quel contatto non cambierà idea, i (pochi) investimenti che saranno attuati non porteranno nessun buon risultato.

Un cliente che si allontana in favore del conoscente di turno non è mai perso per sempre: prima o poi, dopo un mese, sei o forse un anno, tornerà con deludenti dati al seguito a chiedere cos’ha sbagliato, rivalutando il ruolo del professionista che prima aveva tanto facilmente messo da parte.

Tutto è comunicazione, cita il primo assioma del settore, ma comunicare bene è un’altra cosa. Tutti usano Facebook, ma pochi ci sanno fare del business, ad esempio. Per questo, un professionista non teme il nipote del proprio cliente (a meno che non sia il nuovo Steve Jobs o Mark Zuckerberg), mente a volte è il cliente che dovrebbe temere il proprio inesperto conoscente. In gioco, dopottutto, c’è il suo futuro.

Social Customer Care: perchè può servirti

Per un’azienda essere presente online può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Se, da un lato, una vetrina sul web consente a clienti e prospect di ottenere informazioni certe, verificate e in continuo aggiornamento, dall’altro implica che, soprattutto per quanto riguarda l’apertura di pagine social, richieste o commenti necessitino risposte precise e in tempo (quasi) reale.

Il Social Customer Care, ossia l’assistenza clienti attraverso i social network, è un’attività da considerare quando si vagliano i canali interessanti per il proprio business. Il successo di questo tipo di attività è infatti direttamente proporzionale alla quantità di interazioni generate, e ad ognuna (che sia un apprezzamento, un consiglio, una domanda o una critica) deve obbligatoriamente seguire una risposta pertinente ed esaustiva.

Esistono tre regole fondamentali nella gestione di un contatto tramite social network. Tre semplici regole che possono fare la differenza nella percezione del valore di un’azienda.

 

USA IL CANALE GIUSTO

Se viene postata una richiesta di informazioni sulla tua pagina Facebook, non rispondere via e-mail. O meglio, la relazione con il tuo interlocutore può svilupparsi come ritieni più giusto, ma il primo contatto deve avvenire sul canale prescelto dall’utente. Questo per due motivi: innanzitutto, chi ti contatta concentrerà la sua attenzione sulla sua domanda nell’attesa di una risposta. In secondo luogo, specialmente per contenuti pubblici, altri utenti potrebbero essere interessati allo stesso argomento, e non rispondere significherebbe non solo deluderli, ma dare l’idea che la tua presenza online non sia adeguatamente curata.

 

SII PROFESSIONALE

A volte tra le pagine dei social network ci si imbatte in richieste frettolose o accusatorie, con punte più o meno celate di polemica, che devono essere gestite in maniera professionale: sii sempre cortese, anche quando la domanda rischia di farti saltare i nervi, e risolutivo nella risposta. Per un utente, niente è più fastidioso di un messaggio preconfezionato senza valore aggiunto.

 

VAI ALLA VELOCITÀ GIUSTA

Lasciare una domanda in sospeso per giorni non è positivo, ma non serve nemmeno arrivare all’estremo opposto: abitua il tuo interlocutore ai tuoi ritmi, chiarendo i tempi di risposta. Se una domanda arriva nel cuore della notte o durante il weekend, è plausibile che la risposta possa essere scritta alla riapertura degli uffici. Non tutte le aziende hanno strutture in grado di gestire un servizio 24/7, e molti utenti non si aspettano nemmeno che questo avvenga. Meglio quindi prendersi qualche ora e fornire una risposta completa e professionale, piuttosto che puntare sulla velocità, tralasciando i contenuti. E se qualche altro utente ben informato nel frattempo risponde al posto tuo? Ringrazialo per la puntualità, e sfrutta l’occasione: creare una community attiva attorno al brand è il miglior modo per accrescere la propria autorevolezza sul mercato.