Viaggiare per risvegliare la creatività

Viaggiare ci rende più creativi, allora perché non approfittarne durante le vacanze? Partire non è più troppo dispendioso grazie ai voli low cost e ormai è possibile soggiornare in numerosi paesi senza dover nemmeno richiedere un visto in Ambasciata.

Inoltre psicologi e neuroscienziati hanno teorizzato che vivere all’estero produce cambiamenti mentali. La creatività, quindi, che dipende dalla plasticità cerebrale e viene influenzata da numerosi fattori esterni, non può che trarne giovamento.

Viaggiare: i benefici sul cervello

I nuovi stimoli che arrivano al cervello in terra straniera donano nuova energia alla mente che mette in moto la creatività anche per adattarsi ai nuovi scenari. “Le esperienze vissute all’estero rafforzano sia la flessibilità cognitiva sia la capacità di approfondire e di integrare i pensieri, la facoltà di stabilire collegamenti profondi tra forme molto diverse”, afferma Adam Galinsky della Columbia business school interpellato in un articolo di The Atlantic, poi ripreso da Internazionale.

Parola chiave: coinvolgimento

Tuttavia, specifica lo stesso Galinsky, non è sufficiente andare in vacanza all’estero: per trarre benefici dal viaggiare bisogna essere capaci di “immergersi in un’altra cultura e di adattarsi. Chi vive all’estero senza confrontarsi con la cultura locale non riceverà grandi benefici”.

Il coinvolgimento sembra essere la chiave per sprigionare la creatività: in uno studio svolto sugli impiegati di una grande multinazionale Galinsky ha provato che coloro che hanno vissuto in tre paesi hanno maggiori doti creative di chi è stato in più luoghi ma per meno tempo.

Secondo ulteriori studi, inoltre, si riscontrano maggiori benefici in coloro che hanno vissuto in paesi culturalmente vicini a quello di provenienza. Probabilmente la cultura affine permette un livello di coinvolgimento e di interazione con i locali superiore.

Se queste argomentazioni non fossero sufficienti, va ricordato che le esperienze interculturali ci aiutano a uscire dalla nostra bolla e a creare legami con persone diverse. Questo aumenta la fiducia in se stessi e abbatte i pregiudizi verso gli altri. Inoltre, avere del tempo libero aiuta l’insorgere di nuove idee.

Per godere dei benefici del viaggiare non è necessario andare agli antipodi: basta cambiare aria per rinfrescare la mente.

Twitter salverà Sense8?

Sense8, serie prodotta dalla piattaforma di streaming Netflix e diretta dalle sorelle Lana e Lilly Wachowski (già registe di Matrix), è stata cancellata dopo due sole stagioni e lo sdegno dei fan non si è fatto attendere. Su Twitter si è scatenata una tempesta a suon di #BringSense8Back.

Twitter è stato anche il mezzo attraverso cui alcuni membri del cast e dello staff di Netflix hanno tentato di spiegare al pubblico il motivo della cancellazione dello show: costi di produzione troppo alti e ascolti insufficienti. Lo ha confermato anche l’attore Brian Smith, con un tweet ovviamente.

Sense8

Di cosa parla Sense8 e perché piace al pubblico?

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, Sense8 è una serie di fantascienza, ambientata in diversi luoghi del mondo, che racconta le vicende di otto uomini e donne legati tra loro da una connessione telepatica. Il potere permette loro di comunicare e incontrarsi nonostante le migliaia di chilometri che li separano. Come in ogni narrazione che si rispetti, però, ci sono degli antagonisti capitanati da un sedicente dottore che tentano in ogni modo di distruggere la cerchia, sottoponendo uno o più membri a una lobotomia.

sense8

Sense8 è una serie che rappresenta la diversità e temi universali

Oltre alla trama avvincente, Sense8 tratta temi “cult” come il legame tra genitori e figli, il lutto, l’amicizia, l’amore e lo fa rappresentando in modo verosimile e inclusivo la popolazione mondiale. I personaggi appartengono a etnie diverse, alcuni di loro sono omosessuali, uno è una donna transessuale (interpretata da un’attrice transessuale, particolare non così scontato).

I motivi per cui i fan si sono appassionati alla serie non mancano e il loro scontento è comprensibile, tanto più visto il finale poco chiaro della seconda stagione. La battaglia a suon di tweet continua ed è stata perfino lanciata una petizione online per spingere Netflix a ritrattare la sua decisione.

Per ora la piattaforma di streaming che ha prodotto Sense8 sembra irremovibile: chissà se Twitter riuscirà a far cambiare idea a Netflix.

Forma il tuo futuro: crea un lavoro da una buona idea!

Rendere un’idea innovativa un lavoro è possibile. Ce lo dimostra Forma il tuo Futuro, talent promosso da revolutionary Road e AISLO con la collaborazione di Siamocreativi, B-SMART e Innovum.

Forma il tuo Futuro è nato con l’obiettivo di promuovere la cultura del lavoro tramite la raccolta e lo sviluppo di idee innovative e coinvolge i comuni limitrofi a Gallarate e Somma Lombardo, per un totale di 17 paesi della provincia di Varese.

Da una buona idea può davvero nascere un lavoro?

In un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la creazione di posti di lavoro è fondamentale, Forma il tuo Futuro vuole aiutare i cittadini disoccupati o inoccupati a rendere operative e di successo le loro idee innovative. Il talent, che ha visto la fase di selezione dei progetti nel mese di marzo, ha raccolto numerose proposte ricche di potenziale che sono poi state votate dagli utenti sulla pagina Facebook dedicata. Il 28 marzo è stata resa nota una prima rosa di progetti selezionati che verranno accompagnati in un percorso di creazione di un modello di business plan.

Dal negozio che realizza gadget e oggetti con stampe su misura di Gallarate, fino all’hotel per i nostri amici a quattro zampe di Cassano Magnago, passando per  il laboratorio di maglieria, le idee raccolte nella prima fase di selezione sono diverse tra loro, ma tutte accomunate dal desiderio di creare prodotti utili alla comunità e capaci di distinguersi.

Durante le prossime fasi di valutazione, ogni progetto riceverà il supporto e il tutoraggio necessari per sviluppare al meglio le proprie potenzialità e sbarcare sul mercato. Noi di Siamocreativi, in particolare, faremo del nostro meglio per consigliare gli ideatori e rendere i loro progetti vincenti online e non solo. Forma il tuo Futuro, infine, premierà i progetti più sostenibili dando loro un incentivo.

Perché è importante essere online

Oggi più che mai è importante prendersi cura delle proprie attività anche nell’ambito del web: sempre più clienti si affidano alla rete per trovare i servizi di cui hanno bisogno e una presenza online stabile e curata può fare la differenza anche per le piccole attività.

E, soprattutto, fare rete…

Anche lo scambio di conoscenze e il supporto reciproco tra realtà presenti sul territorio, siano esse già affermate o ai loro primi passi, è un traguardo importante. Così come la sostenibilità dei progetti, fondamentale per trasformare un’idea innovativa in un business in grado di affermarsi.

Blue Monday: giorno più triste dell’anno

Vi siete alzati dal letto con il piede sbagliato? Non capite come mai è da tutto il giorno che ce l’avete con il mondo intero? La spiegazione arriva direttamente dalla scienza: oggi è il Blue Monday, secondo gli esperti il giorno più triste dell’anno.

Il terzo lunedì di gennaio sarebbe il giorno peggiore dell’intero anno per una serie di ragioni. Anzitutto il meteo: si sa il freddo e il gelo non aiutano ad essere di buon umore. Poi ci sono le eccessive spese natalizie: ci renderemmo conto solo ora di tutti i soldi sborsati tra regali, pranzi e cene. Infine i propositi per l’anno nuovo: porre l’asticella troppo in alto ci fa ovviamente fallire, meglio optare per progetti alla nostra portata. Nato nel 2000, dal calcolo di Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff, il Blue Monday si baserebbe su una serie di calcoli matematici che prendono in considerazione questi aspetti.

Il paese più suscettibile al Blue Monday è la Gran Bretagna. Infatti aumentano le assenze dagli uffici e dalle scuole. Ma siamo sicuri che si tratti di verità? Non proprio, già nel 2006 i giornalisti di Wired sollevarono qualche dubbio. Secondo loro si tratterebbe di un’astuta campagna pubblicitaria ideata da Sky Travel. La compagnia di viaggi decise di promuovere questo “studio” per convincere i propri clienti della base scientifica della loro tristezza, da fronteggiare con una vacanza. Inoltre non chiara, secondo Wired, sarebbe anche la paternità dello studio: Arnall avrebbe ammesso di aver posto la propria firma su uno studio già scritto e quindi non condotto da lui. Anche  l’Università di Cardiff ha poi preso le distanze, per non vedere più il proprio nome associato a questa ricerca.

Tralasciando le polemiche, il Blue Monday può essere un occasione di riflessione. Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria, dopo aver sottolineato l’evidente impossibilità di stabilire su fondamenta scientifiche il giorno più triste dell’anno, afferma: «La tristezza è un’emozione come le altre, per questo va rivalutata. È giusto accogliere in noi un arcobaleno di emozioni, incluse quelle blue, quelle più tristi, perché così potremmo dare valore a tutte le altre». In poche parole non ci sarebbe felicità senza tristezza.

Verità o bufala, non vi resta che celebrare questo Blue Monday scoprendo o riscoprendo una canzone del lontano 1983, dei New Order, dal titolo più che azzeccato Blue Monday.

 

Incubo da rientro: si può sopravvivere

I lavoratori fortunati sono stati graziati da vacanze natalizie lunghissime, dal 24 dicembre all’8 gennaio. I meno sono riusciti ad avere solo alcuni giorni liberi. In ogni caso oggi ci troviamo tutti di fronte a una triste verità: le vacanze di Natale sono ufficialmente finite. È il lunedì del grande ritorno, tutti pronti varcare le porte degli uffici. Dopo pranzi e cene, vacanze, visite a parenti ed amici bisogna rimboccarsi le maniche ed accettare la dura realtà. Però, forse non tutti sanno che è possibile rendere il rientro meno traumatico, basta seguire qualche semplice regola.

In primis non fasciarsi la testa prima di romperla. Durante le vacanze di Natale hai dimenticato tutto, ma da qualche ora non riesci a non pensare alle migliaia di email da leggere che troverai appena accenderai il pc? Ti ossessionano le scadenze che non sei riuscito a chiudere prima di andare in ferie? Calma e sangue freddo, una cosa alla volta si riesce a fare tutto, diceva la saggia nonna. Ordina le scadenza secondo la loro importanza, lo stesso con le email: alcune cose possono aspettare ed essere rimandate. Concentrati sul lavoro che stai facendo, senza spostare la mente su quello che dovrai fare dopo e dopo ancora.

Non pensare continuamente a che splendide vacanze di Natale hai trascorso e soprattutto non raccontare tutti i singoli dettagli ai tuoi colleghi: non interessa a nessuno il maglione infeltrito regalato dalla suocera o i tortellini in brodo cucinati dalla zia per il pranzo di Capodanno. Le feste ormai sono passate, bisogna avere la forza di guardare oltre ed andare avanti, ce la puoi fare!

Coccolati un pochino. Magari prima di entrare in ufficio potresti fare colazione al bar e ordinare quella brioche alla crema a cui rinunci sempre (tanto la dieta è già andata a ramengo durante le vacanze di Natale). Oppure andare a fare shopping in pausa pranzo, sono anche iniziati i saldi! Da prendere in considerazione anche l’attività fisica: sprigionando endorfine, ci fa tornare di buon umore e soprattutto è utile per recuperare la forma fisica e smaltire la brioche alla crema di prima.

Infine una buona notizia c’è in questa triste giornata: il 2017 è l’anno dei ponti. Il 25 aprile è martedì, il 1 maggio lunedì e il 2 giugno venerdì: puoi iniziare a programmare weekend in giro per l’Italia e l’Europa.

Forza e coraggio, siamo tutti sulla stessa barca.

Cena di Natale fra colleghi: come evitarla

Manca meno di una settimana al Natale e la vita in ufficio è davvero complicata. Le vacanze sono vicine, le scadenze non vi lasciano respirare, si ascoltano solo cd natalizi e la vostra collega è entrata talmente nel clima festivo che da alcuni giorni si veste esclusivamente di rosso. Cosa manca a questo elenco di sciagure? La cena di Natale coi colleghi!

Ogni anno, la settimana precedente alla fatica data del 25 dicembre è rallegrata da questo fantastico appuntamento. La cena di natale è un evergreen, odiato dalla maggior parte dell’ufficio. Ma è proprio vero che non si può mancare? Assolutamente no, basta avere un piano e organizzarsi con largo anticipo. Ecco qualche suggerimento.

Nel nostro improvvisato podio, al terzo posto troviamo: il malato cronico. Si sa è una tattica abusata e che ormai ha perso appeal. Basta però dargli una spruzzata di novità e tragedia per renderla di nuovo valida. Provate a mettervi in malattia due giorni prima della cena di Natale, in questo modo nessuno potrà accusarvi di aver finto un malessere per non presenziare. A chi invece non vuole dire non bugia, non resta che inocularsi personalmente il virus dell’influenza, a quel punto saltereste di diritto al primo posto della nostra classifica.

Medaglia d’argento va al cuoco in erba. Lavorate in una piccola realtà, in ufficio siete al massimo in sei, perché andare al ristorante? Invitate tutti a casa vostra. Attenti però questo suggerimento vale solo per chi è veramente pessimo nell’arte culinaria e, soprattutto, i colleghi devono essere a conoscenza di questa incapacità. Risultato? Nessuno avrebbe il coraggio di sedere alla vostra tavola; non sareste voi a disertare la cena di Natale, ma creereste un fuggi fuggi generale.

Rullo di tamburi per il primo classificato. L’oro va allo stacanovista. Troppe scadenze, troppi appuntamenti, troppo lavoro, insomma troppo di tutto e vi tocca rimanere in ufficio ben oltre il solito orario. L’assenza alla cena di Natale sarebbe assolutamente giustificata, perché si sa prima il dovere e poi il piacere (che in realtà questa cena sia tutto tranne che piacevole resti un segreto). In più ricadrebbe su di voi la stima del capo.

Siamo arrivati troppo in ritardo? Non riuscite proprio a scamparla? Allora vi rimane una sola alternativa: alcool.

Bob Dylan finalmente ha parlato: «scusate la mia assenza»

Ci sarà? Non ci sarà? Per settimane ce lo siamo chiesti, praticamente da quando sono stati annunciati i Nobel 2016. Alla fine Bob Dylan non c’è stato.

Sabato scorso, 10 dicembre, presso l’Accademia svedese di Stoccolma sono stati consegnati i Nobel. Su tutta la cerimonia ha dominato la grande assenza di Dylan, a cui è stato assegnato il Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della grande tradizione della musica americana». Eppure non c’è da stupirsi, il cantautore l’aveva detto da subito che non sarebbe stato presente a causa di altri impegni.

C’è chi dice che avrebbe potuto partecipare almeno in video, del resto le regole in merito sono molto flessibili. Ma Bob Dylan non ne ha proprio voluto sapere di far vedere il suo viso. Ha consegnato il suo pensiero a una lettera, letta durante la cerimonia da Azita Rraji, ambasciatrice statunitense in Svezia, in cui si scusa e garantisce di essere presente con lo spirito. Prosegue scrivendo: «Se qualcuno mi avesse mai detto che avrei avuto la minima possibilità di vincere il Premio Nobel, avrei pensato che era probabile quanto che andassi sulla Luna». La lettera originale si può trovare qui.

Sul palco al suo posto Patti Smith, amica di sempre. Con una voce ancora più arrochita dalla commozione, ha intonato “A hard rain’s a-gonna fall”, brano scritto da Dylan nel 1962 e considerato il capolavoro per eccellenza della musica folk. L’emozione gioca brutti scherzi anche a chi si esibisce da mezzo secolo sui più grandi palchi di tutto il mondo, e infatti la cantautrice ha dovuto interrompersi a metà brano e riprendere dopo aver chiesto scusa a tutto il pubblico.

Prima di Dylan solo altri due scrittori hanno rifiutato o non ritirato il Nobel. Nel 1958 Boris Pasternak è stato costretto a rifiutare dalle autorità sovietiche; lo ha accettato in seguito. Nel 1964 Sartre ha deciso di rifiutare come presa di posizione politica.

Cosa succederà ora? Il premio resterà a Dylan a patto che entro sei mesi tenga una Nobel Lecture.

#Christmasiscoming: tempo di regali in ufficio

Manca poco al Natale e se non hai ancora pensato ai regali, vuol dire che anche quest’anno sei ufficialmente in ritardo. La stella di Natale alla nonna, il libro al papà, un maglione alla mamma, fidanzati e amici… Ti sei ricordato di tutti? Assolutamente no, nell’elenco manca colui con cui dividi la stragrande maggioranza delle tue giornate, gioe (poche) e dolori (tanti): il collega d’ufficio.

Nel mondo del lavoro esistono diversi tipi di “collega”, per questo la ricerca del regalo non è sempre semplice. Per ognuno bisogna trovare il pensiero adatto, vediamone alcuni insieme.

In tutti gli uffici esiste il goloso: passa le serate di fronte ai fornelli per cucinare deliziosi manicaretti da portare il giorno successivo al lavoro e suscitare l’invidia di chi lo circonda. Alle dodici in punto chiede “nessuno ha fame?”. Unico problema sono quei terribili barattoli tenuti insieme da elastici e scotch che si porta sempre dietro. Quindi il regalo perfetto per il goloso è la cara e vecchia schiscetta, con vari vani per le diverse pietanze, porta condimenti, e posate; Amazon ne offre una vasta scelta.

Dopo il goloso, secondo classificato è il viaggiatore. Sempre in giro per il mondo, organizza viaggi fai da te talmente bene da fare concorrenza a un tour operator e ha visitato così tanti paesi da non riuscire a ricordarli tutti. Un regalo gradito con cui rinfrescargli la memoria potrebbe essere Pinworld: planisfero di feltro dotato di puntine per fissare luoghi e memorie dal mondo, prodotto da Città del Sole.

Vi sembra di avere di fianco Brontolo? Vuol dire che lavorate con un lamentoso. Meglio non rivolgergli la parola di lunedì e sviluppare una sordità selettiva a tutte le sue lagnanze. Per fargli capire che la vita va presa con positività, regalategli la tazza “today is a good day to smile di Mr Wonderful, chissà che riusciate a farlo diventare un po’ più allegro.

Ultimo nell’elenco, ma non per importanza è il tecnofobico. Computer, stampanti, e anche la macchinetta del caffè ce l’hanno con lui e lo puniscono bloccandosi, inceppandosi e saltando in aria. Vorrebbe vivere nel XIX secolo, quando “tutto era più semplice”. Lasciatelo di sasso con “Lettere a me stesso” di Redmond Lea. Si tratta di un blocchetto di lettere da scrivere ed indirizzare al se stesso del futuro; un’idea regalo retrò.

Ora non avete più scuse, cliccate e acquistate!

Mantova incoronata regina d’Italia

Puntuale come un orologio svizzero, anche quest’anno ItaliaOggi pubblica la classifica sulle provincie migliori e peggiori d’Italia. Al primo posto si è classificata Mantova, spodestando Trento, detentrice del trono dal 2011.

Come è riuscita Mantova nell’impresa? Sicuramente un grande contributo l’ha dato la nomina a capitale italiana della cultura per il 2016; avendo gli occhi di tutti puntati addosso, la città ha cercato di migliorarsi il più possibile, dando importanza soprattutto alla green policy e ai servizi rivolti al cittadino. Inoltre le provincie della Lombardia hanno tutte dei servizi scolastici di altissima qualità.

Ogni anno ItaliaOggi, in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma, analizza le 110 provincie italiane alla luce di diversi parametri, fra cui troviamo: occupazione, tasso di criminalità, attenzione all’ambiente, servizi scolastici, tenore di vita. E ovviamente Mantova è stata la prima della classe in tutto. Da diciotto anni vengono presentate queste ricerche con un duplice obiettivo: stimolare il dibattito su come migliorare la qualità della vita e rendere pubblica la diversità fra le varie amministrazioni locali.

Infatti emerge un profondo divario fra nord e sud Italia; all’ultimo posto troviamo Crotone, ma in generale le città del nord si collocano nelle prime posizioni, quelle del sud fra le ultime. Non va meglio alle grandi città: Milano è cinquantaseiesima, Torino settantesima e Roma ottantottesima. Diciamo che ItaliaOggi è molto sincera nel fotografe la situazione nazionale, e di conseguenza quella dei cittadini.

E Varese? La nostra provincia quest’anno è al trentunesimo posto. Direte «non male», e invece non c’è da rallegrarsi troppo perché negli ultimi anni c’è stato un rapido peggioramento: nel 2014 eravamo più in alto in classifica, al ventriquattresimo posto.

A questo punto non ci resta che trasferirci tutti a Mantova, o almeno cogliere l’occasione per passarci un weekend!

Quando la Panda si compra con un clic

Il principale vantaggio dell’acquisto di un’auto tramite Amazon? Oltre all’indubbia comodità, uno sconto sul prezzo di listino dal 20 fino al 33%, superiore a qualsiasi altro si possa ottenere in concessionaria. 

Non sono sogni di speranzosi acquirenti, ma il sunto dell’accordo siglato da FCA e Amazon, che consentirà di acquistare tre modelli di auto Fiat proprio dal popolarissimo e variegato portale di e-commerce internazionale: i modelli 500, 500L e Panda, tutti rigorosamente nel più ricco allestimento “Lounge”, potranno essere comprati con un clic.

L’auto si potrà fermare su Amazon.it con l’acquisto di un “kit di benvenuto” di 180 euro, che assicurerà l’accesso ai vantaggi della promozione. Successivamente il servizio clienti di Amazon contatterà il cliente per individuare il concessionario presso cui finalizzare l’acquisto dell’autovettura prescelta e concordare i termini della consegna, in circa 15 giorni dal momento dell’acquisto.

Ora fra il cliente e l’acquisto di una Fiat ci passa un clic ha commentato Gianluca Italia, responsabile FCA per il mercato italiano. FCA non ha specificato quanto durerà l’offerta: non per sempre, questo è certo. Intanto però, questo accordo garantirà sicuramente ritorni positivi su tutto quello che è il mondo degli e-commerce, guardati inizialmente con diffidenza ed ora sempre più usati e apprezzati.

E, per finire, va sottolineato che sarà possibile recuperare l’investimento iniziale qualora si decidesse di non portare a termine l’acquisto. Nessun rischio sull’acquisto, in perfetto stile Amazon!

Perchè alcuni post su Facebook sono più grandi?

Lo sappiamo, ve lo siete chiesti anche voi negli ultimi tempi. Quei post scritti in dimensione doppia rispetto ai normali caratteri, che su Facebook ultimamente spiccano tra tutti gli aggiornamenti della timeline, non possono essere passati inosservati. Un effetto “urlo” che non a tutti è piaciuto, ma che tanti vorrebbero testare sul proprio diario.

Curiosi di sapere come comunicare in grande stile?

Guardando gli aggiornamenti di amici e conoscenti, l’applicazione di questo criterio sembrerebbe casuale. In realtà ci sono poche, semplicissime regole per farsi notare: solo gli status composti da meno di 35 caratteri vengono mostrati con questo nuovo Big Font. Attenzione, perchè la regola decade in caso di allegati di qualsiasi tipo (foto, link…).

Un’aiuto per chi non ama perdersi in troppi giri di parole, e che spesso vede sparire le proprie considerazione tra un mare di foto e video che attirano decisamente di più l’attenzione.

Non è ancora chiaro se questa novità sarà integrata in maniera definitiva su Facebook, o se dopo un periodo di prova sparirà dal social network. Quello che possiamo dire con certezza è che per provare il BigFont e distinguersi dagli altri, oltre ad essere creativi occorre essere brevi e incisivi!

Cercasi sceneggiatori per Google

Chi non ha mai provato a far perdere le staffe ad un assistente virtuale, con una richiesta assurda o una parolaccia di troppo? Noi – confessiamo – abbiamo alle spalle una lunga serie di trascorsi che immancabilmente iniziano con Ehi Siri, Ehi Cortana o Ok Google, ma che spesso – lo ammettiamo – ci hanno lasciati un po’ perplessi. Anche se precisi e cortesi, gli assistenti virtuali non sono infatti famosi per l’originalità delle loro risposte, anche quando dovrebbero essere ironiche e spiritose.

Un gioco che si è trasformato in un vero e proprio cruccio per gli sviluppatori di Google Assistant, tanto da ingaggiare gli autori della Pixar e del giornale satirico The Onion.
Obiettivo: dotare di humour e personalità gli algoritmi della casa di Mountain View.

Una sfida con basi scientifiche solide, che punta a sfruttare la tendenza tutta umana a formare legami emotivi anche con oggetti inanimati, e che vuole superare la già apprezzatissima Siri, che con il suo tono sempre serio e professionale qualche volta sbeffeggia il suo brillante interlocutore.

Una cosa è sicura: dalla simpatia per oggetti inanimati su cui si basano molti dei film della Pixar, alle battute fulminanti e a volte nosense degli autori di Onion, non ci resta che aspettare che il software venga rilasciato per provare a vincere una gara di humor.

Chissà: magari Google Assistant sarà più loquace di qualche persona in carne ed ossa!