Cena di Natale fra colleghi: come evitarla

Manca meno di una settimana al Natale e la vita in ufficio è davvero complicata. Le vacanze sono vicine, le scadenze non vi lasciano respirare, si ascoltano solo cd natalizi e la vostra collega è entrata talmente nel clima festivo che da alcuni giorni si veste esclusivamente di rosso. Cosa manca a questo elenco di sciagure? La cena di Natale coi colleghi!

Ogni anno, la settimana precedente alla fatica data del 25 dicembre è rallegrata da questo fantastico appuntamento. La cena di natale è un evergreen, odiato dalla maggior parte dell’ufficio. Ma è proprio vero che non si può mancare? Assolutamente no, basta avere un piano e organizzarsi con largo anticipo. Ecco qualche suggerimento.

Nel nostro improvvisato podio, al terzo posto troviamo: il malato cronico. Si sa è una tattica abusata e che ormai ha perso appeal. Basta però dargli una spruzzata di novità e tragedia per renderla di nuovo valida. Provate a mettervi in malattia due giorni prima della cena di Natale, in questo modo nessuno potrà accusarvi di aver finto un malessere per non presenziare. A chi invece non vuole dire non bugia, non resta che inocularsi personalmente il virus dell’influenza, a quel punto saltereste di diritto al primo posto della nostra classifica.

Medaglia d’argento va al cuoco in erba. Lavorate in una piccola realtà, in ufficio siete al massimo in sei, perché andare al ristorante? Invitate tutti a casa vostra. Attenti però questo suggerimento vale solo per chi è veramente pessimo nell’arte culinaria e, soprattutto, i colleghi devono essere a conoscenza di questa incapacità. Risultato? Nessuno avrebbe il coraggio di sedere alla vostra tavola; non sareste voi a disertare la cena di Natale, ma creereste un fuggi fuggi generale.

Rullo di tamburi per il primo classificato. L’oro va allo stacanovista. Troppe scadenze, troppi appuntamenti, troppo lavoro, insomma troppo di tutto e vi tocca rimanere in ufficio ben oltre il solito orario. L’assenza alla cena di Natale sarebbe assolutamente giustificata, perché si sa prima il dovere e poi il piacere (che in realtà questa cena sia tutto tranne che piacevole resti un segreto). In più ricadrebbe su di voi la stima del capo.

Siamo arrivati troppo in ritardo? Non riuscite proprio a scamparla? Allora vi rimane una sola alternativa: alcool.

Bob Dylan finalmente ha parlato: «scusate la mia assenza»

Ci sarà? Non ci sarà? Per settimane ce lo siamo chiesti, praticamente da quando sono stati annunciati i Nobel 2016. Alla fine Bob Dylan non c’è stato.

Sabato scorso, 10 dicembre, presso l’Accademia svedese di Stoccolma sono stati consegnati i Nobel. Su tutta la cerimonia ha dominato la grande assenza di Dylan, a cui è stato assegnato il Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della grande tradizione della musica americana». Eppure non c’è da stupirsi, il cantautore l’aveva detto da subito che non sarebbe stato presente a causa di altri impegni.

C’è chi dice che avrebbe potuto partecipare almeno in video, del resto le regole in merito sono molto flessibili. Ma Bob Dylan non ne ha proprio voluto sapere di far vedere il suo viso. Ha consegnato il suo pensiero a una lettera, letta durante la cerimonia da Azita Rraji, ambasciatrice statunitense in Svezia, in cui si scusa e garantisce di essere presente con lo spirito. Prosegue scrivendo: «Se qualcuno mi avesse mai detto che avrei avuto la minima possibilità di vincere il Premio Nobel, avrei pensato che era probabile quanto che andassi sulla Luna». La lettera originale si può trovare qui.

Sul palco al suo posto Patti Smith, amica di sempre. Con una voce ancora più arrochita dalla commozione, ha intonato “A hard rain’s a-gonna fall”, brano scritto da Dylan nel 1962 e considerato il capolavoro per eccellenza della musica folk. L’emozione gioca brutti scherzi anche a chi si esibisce da mezzo secolo sui più grandi palchi di tutto il mondo, e infatti la cantautrice ha dovuto interrompersi a metà brano e riprendere dopo aver chiesto scusa a tutto il pubblico.

Prima di Dylan solo altri due scrittori hanno rifiutato o non ritirato il Nobel. Nel 1958 Boris Pasternak è stato costretto a rifiutare dalle autorità sovietiche; lo ha accettato in seguito. Nel 1964 Sartre ha deciso di rifiutare come presa di posizione politica.

Cosa succederà ora? Il premio resterà a Dylan a patto che entro sei mesi tenga una Nobel Lecture.

#Christmasiscoming: tempo di regali in ufficio

Manca poco al Natale e se non hai ancora pensato ai regali, vuol dire che anche quest’anno sei ufficialmente in ritardo. La stella di Natale alla nonna, il libro al papà, un maglione alla mamma, fidanzati e amici… Ti sei ricordato di tutti? Assolutamente no, nell’elenco manca colui con cui dividi la stragrande maggioranza delle tue giornate, gioe (poche) e dolori (tanti): il collega d’ufficio.

Nel mondo del lavoro esistono diversi tipi di “collega”, per questo la ricerca del regalo non è sempre semplice. Per ognuno bisogna trovare il pensiero adatto, vediamone alcuni insieme.

In tutti gli uffici esiste il goloso: passa le serate di fronte ai fornelli per cucinare deliziosi manicaretti da portare il giorno successivo al lavoro e suscitare l’invidia di chi lo circonda. Alle dodici in punto chiede “nessuno ha fame?”. Unico problema sono quei terribili barattoli tenuti insieme da elastici e scotch che si porta sempre dietro. Quindi il regalo perfetto per il goloso è la cara e vecchia schiscetta, con vari vani per le diverse pietanze, porta condimenti, e posate; Amazon ne offre una vasta scelta.

Dopo il goloso, secondo classificato è il viaggiatore. Sempre in giro per il mondo, organizza viaggi fai da te talmente bene da fare concorrenza a un tour operator e ha visitato così tanti paesi da non riuscire a ricordarli tutti. Un regalo gradito con cui rinfrescargli la memoria potrebbe essere Pinworld: planisfero di feltro dotato di puntine per fissare luoghi e memorie dal mondo, prodotto da Città del Sole.

Vi sembra di avere di fianco Brontolo? Vuol dire che lavorate con un lamentoso. Meglio non rivolgergli la parola di lunedì e sviluppare una sordità selettiva a tutte le sue lagnanze. Per fargli capire che la vita va presa con positività, regalategli la tazza “today is a good day to smile di Mr Wonderful, chissà che riusciate a farlo diventare un po’ più allegro.

Ultimo nell’elenco, ma non per importanza è il tecnofobico. Computer, stampanti, e anche la macchinetta del caffè ce l’hanno con lui e lo puniscono bloccandosi, inceppandosi e saltando in aria. Vorrebbe vivere nel XIX secolo, quando “tutto era più semplice”. Lasciatelo di sasso con “Lettere a me stesso” di Redmond Lea. Si tratta di un blocchetto di lettere da scrivere ed indirizzare al se stesso del futuro; un’idea regalo retrò.

Ora non avete più scuse, cliccate e acquistate!