Essere vincenti con il Content Marketing

Ultimamente la parola marketing di rado viene utilizzata da sola: digital marketing, social media marketing, web marketing sono solo alcuni esempi di come la comunicazione si stia sempre più affinando in base al contesto in cui si opera.

Uno dei trend più chiacchierato del settore è il content marketing, che lavora nella creazione e condivisione di media e contenuti editoriali, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze del pubblico e creare una rete di condivisione solida. Un esempio pratico è proprio il nostro #CaffèCreativo, che raccoglie alcune riflessioni su argomenti di settore e tendenze in generale, nel tentavo (speriamo riuscito!) di spiegare il nostro lavoro a chi ci legge.

Il content marketing però non è solo questo: oltre agli articoli, le news e i blog, i contenuti possono essere video o foto, e-books, infografiche, guide… 

Perché investire nel content marketing? Creare un contenuto di qualità, che generi interesse e condivisioni, significa rispondere a un’esigenza di informazione molto più approfondita rispetto alle comunicazioni pubblicitarie tradizionali. Con questo tipo di pubblicità si guadagna non solo visibilità, ma soprattutto autorevolezza, quella brand awareness che permette di distinguersi dai propri competitor.

Non voglio svelare i miei segreti! Ogni azienda di ogni settore ha i propri trucchi del mestiere: qualsiasi imprenditore non vuole rivelare il segreto del suo successo. Per questo il content marketing viene spesso visto come dannoso, un’arma a doppio taglio per chi decide di divulgare pregi e difetti della propria struttura. La vera domanda però è: se il mio cliente non è in grado di percepire quello che effettivamente sono e posso fare, siamo sicuri che mi rimarrà fedele?

Il pubblico oggi vuole essere coinvolto, informato, guidato verso la strutturazione di un’opinione prima di scegliere: non bisogna aver paura di questo nuovo tipo di confronto ma, piuttosto, imparare a padroneggiarlo. Una buona strategia di content marketing, che stabilisca temi, tempi e strumenti per la comunicazione, è in grado di dosare tutti gli ingredienti e, senza svelare il segreto della ricetta, far percepire i reali punti di forza e le competenze di un’azienda.

Mamma, ho perso… lo Smartphone!

Negli anni Novanta il mercato dei blockbuster dedicati alle famiglie fu sconvolto dal fenomenoMamma, ho perso l’aereo, lungometraggio senza troppe pretese dove il protagonista, il celebre Kevin, veniva dimenticato in una casa deserta durante le feste di Natale. Il successo fu così clamoroso da indurre la nascita, oltre che di un seguito, anche di un vero e proprio filone cinematografico dedicato a questo tipo di drammi familiari, dove i giovani protagonisti, senza poter comunicare con adulti lontani o assenti, si ingegnavano nel risolvere i propri guai.

Oggi le cose sono cambiate: con la diffusione di cellulari, computer, tablet e quant’altro, non c’è bambino che, nelle stesse circostanze, non userebbe Google per ottenere un qualsiasi tipo di soluzione. Fin da piccoli siamo abituati ad affidarci alla tecnologia, a condividere le foto dei nostri momenti più belli, a chiacchierare con gli amici senza limitazioni geografiche grazie ad applicazioni come ad esempio Whatzapp.

Viviamo in stretto contatto con la tecnologia e capita che, quando questa fallisce, ci sentiamo irrimediabilmente persi. Non è un’esagerazione, ma una vera e propria malattia: si chiama nomofobia, e identifica la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete. Un fenomeno in netto aumento, che ovviamente ha già generato le reazioni più disparate.

Se infatti i sostenitori del progresso affermano che questa sia una trascurabile conseguenza dell‘inevitabile evoluzione, ci sono anche coloro che, per anticonformismo o convinzione, professano di non aver bisogno di nessun tipo di dispositivo mobile, smartphone incluso.

Estremisti? Sicuramente. In molti casi oggi è impensabile non avere a disposizione almeno un cellulare per farsi rintracciare, soprattutto per coloro che non hanno un luogo fisso di lavoro. Questo però non significa avere il costante timore di non poter vivere senza postare l’ultimo selfie.

And the winner is…Park Your Bus!

Park Your Bus vince il premio internazionale IRU Coach Tourism Innovation Award 2015, e vola insieme a Sd Studio in Belgio per partecipare alla cerimonia di premiazione.

Il prestigioso riconoscimento, assegnato dalla International Coach Tourism Innovation Jury, premia l’idea presentata poche settimane fa nel nostro Caffè Creativo, come migliore innovazione tecnologica 2015 per il settore del trasporto turistico in bus, guardando con lungimiranza alle possibili applicazioni nel prossimo futuro.

La cerimonia si è svolta oggi alle 16:30 a Kortrijk (Belgio), all’interno dell’esposizione Busworld 2015, alla presenza di diversi esponenti del mondo politico e del settore turistico sia del Belgio che europei.

Il riconoscimento arriva proprio nella settimana in cui l’app Park Your Bus per sistemi iOs è stata rilasciata sul mercato. Che dire? Let’s park your bus!

Tutti i motivi per aprire un E-commerce

La notizia non giunge nuova: il 92% delle Piccole e Medie Imprese italiane non crede nell’e-commerce come canale utile per ottenere un significativo guadagno. Il dato è frutto di una ricerca condotta da TNS per eBay e Confcommercio su un campione di 202 PMI di diversi settori, rappresenta concretamente il pericoloso detto “squadra che vince non si cambia“.

Perchè investire sul commercio elettronico, se con le vendite tradizionali si riesce a stare a galla? Lo studio è molto chiaro: l’88% delle PMI ritiene che un sito e-commerce sia poco o per niente utile ai fini del proprio business, mentre il 26% arriva addirittura ad affermare che questo possa diventare un ostacolo per il commercio tradizionale.

Risultati a tendere? Non è nel nostro stile! Principale freno a qualunque investimento negli shop online è la mancata certezza di un immediato guadagno: investire nella tecnologia, sponsorizzarla, fidelizzare il cliente e solo alla fine ottenere un risultato spaventa molti imprenditori, che vedono l’e-commerce come un investimento pericoloso e dai risultati incerti.

La chiave del successo è guardare al futuro. Siamo stanchi ormai di sentir ripetere come il web e le sue possibilità siano il futuro dell’imprenditoria. Il concetto, sotto forma di frasi fatte e luoghi comuni, è così trasversalmente discusso da diventare ormai una barzelletta. Però, non bisogna dimenticarsi che un fondo di verità c’è: per semplicità, immediatezza, pigrizia o amore verso la tecnologia, le nuove generazioni si stanno spostando inevitabilmente sul digitale. Pertanto, il passaggio online nel tempo sarà comunque obbligatorio. Perché non cercare di battere la concorrenza, e strutturarsi prima di tutti? Dopotutto, c’è chi dice sia già tardi…

Offri un servizio utile. Dallo studio di TNS risulta come l’e-commerce sia percepito come inutile o persino dannoso, una potenziale minaccia per gli affari conclusi tramite canali tradizionali. In realtà, aprire uno shop online significa ampliare il proprio raggio di azione. L’e-commerce deve infatti essere visto come uno nuovo modo di interagire con il proprio pubblico, fornendo a tutti i clienti nuovi strumenti e opportunità in aggiunta all’offerta finora conosciuta.

La gestione sembra troppo complessa? Non bisogna spaventarsi di fronte al cambiamento. La parte più difficile di un e-commerce è l’implementazione, quando cioè è necessario far conoscere il nuovo servizio. Fortunatamente, una buona agenzia è in grado di organizzare egregiamente anche questo aspetto.

Il nipote, questo (s)conosciuto

Lo scenario è quasi sempre lo stesso: in principio, ottieni un nuovo contatto di lavoro. Inizi ad aprire il dialogo con il potenziale cliente e ben presto scopri che come agenzia puoi fare molto per migliorare la comunicazione della sua azienda. Proponi uno studio di fattibilità, presenti un’analisi dettagliata di costi e benefici. Il tuo contatto, entusiasta, pretende immediatamente un preventivo ufficiale con tutto quanto esposto, dal nuovo logo al sito web, persuaso dalla semplice verità che una buona comunicazione può aiutare gli affari. Prepari tutta la documentazione ma, al momento della firma, la doccia fredda: mio nipote sta studiando proprio questa roba. Volevo coinvolgerlo per fargli fare esperienza, ma mi sono reso conto che per quello che ci serve lui va più che bene.

Tendenzialmente, un professionista che viene snobbato in favore del parente / amico / conoscente improvvisatosi esperto del settore, manifesta gli stessi sintomi di reazione: delusione, perchè tutto il lavoro fatto non è stato percepito nel suo valore complessivo, e rassegnazione nel constatare che finché quel contatto non cambierà idea, i (pochi) investimenti che saranno attuati non porteranno nessun buon risultato.

Un cliente che si allontana in favore del conoscente di turno non è mai perso per sempre: prima o poi, dopo un mese, sei o forse un anno, tornerà con deludenti dati al seguito a chiedere cos’ha sbagliato, rivalutando il ruolo del professionista che prima aveva tanto facilmente messo da parte.

Tutto è comunicazione, cita il primo assioma del settore, ma comunicare bene è un’altra cosa. Tutti usano Facebook, ma pochi ci sanno fare del business, ad esempio. Per questo, un professionista non teme il nipote del proprio cliente (a meno che non sia il nuovo Steve Jobs o Mark Zuckerberg), mente a volte è il cliente che dovrebbe temere il proprio inesperto conoscente. In gioco, dopottutto, c’è il suo futuro.